a cura di
Veronica Cireneo e Mauro Bonaita
“Il Corpo di Cristo”: dice il sacerdote sollevando l’Ostia, l'attimo
prima di consegnarLa al fedele.
Con Quel Corpo che ci viene offerto durante la Comunione , Cristo ha sofferto
e patito materialmente il Suo Amore per noi.
La bellezza del nostro Dio sta proprio in questo: si è abbassato al livello
della nostra natura umana, amandoci con i sensi di un corpo mortale.
Non si è
limitato ad esprimere con una semplice comunicazione verbale il Suo Amore per
noi. Egli ci ha amati fino alla morte fisica sulla Croce e fino alla morte
morale nei tradimenti.
Nell’atto dell’inginocchiarsi durante i riti liturgici risiede una forma
dignitosa di abbandono e di offerta di sé, da parte di coloro che riconoscono
la propria piccolezza al cospetto della immensità dell' Eroe che ha dato Tutto Se Stesso per
scamparci dall’inferno: Gesù Cristo.
Così, in questa terza ed ultima parte concernente il modo più virtuoso di fare la
Comunione, il nostro Ruggero, Alleato autore della trilogia, che ringraziamo di cuore, conclude le sue riflessioni, ( che abbiamo in certi tratti semplificato per rendere il contenuto più fruibile anche per i non addetti ai lavori), riportando i tratti salienti
del magistero dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sull’Eucarestia.
Per dare un senso più compiuto a questo lavoro, si invitano i lettori a fare tesoro dei documenti ufficiali della Chiesa, riportati in questa e nelle due parti precedenti.
Sia lodato e ringraziato in ogni momento Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento
dell' Altare.
Buona lettura...
§§§
Nel libro intervista con Peter Seewald: “Luce del mondo”, Benedetto XVI ha
spiegato bene il senso della sua decisione di dare la Comunione sulla lingua e
in ginocchio:
«Facendo sì che la Comunione si riceva in ginocchio e la si amministri in
bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto
esclamativo circa la Presenza Reale [...]. Deve essere chiaro questo:...Qui
c’è Lui! È di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio!».
La Chiesa ha sempre cercato di caratterizzare il momento della Comunione con
sacralità e somma dignità, sforzandosi costantemente di sviluppare nel modo
migliore gesti che favorissero la comprensione del mistero sacramentale.
Si è sempre adoperata anche pastoralmente, affinché i fedeli potessero ricevere
l'Eucaristia con le dovute disposizioni, tra cui il comprendere e credere
nella Presenza Reale di Colui che si va a ricevere nel momento della
Comunione.
Tra i segni di devozione propri dei comunicandi, la Chiesa d'Occidente ha
stabilito anche lo stare in ginocchio, in segno di adorazione. Il mettersi in
ginocchio indica e favorisce questa adorazione previa alla ricezione di Cristo
eucaristico, vittima immolata nel sacrificio della nostra redenzione.
Una celebre espressione di sant'Agostino, ripresa al n. 66 della “Sacramentum
Caritatis” di Benedetto XVI, insegna:
«Nessuno mangi quella carne [il Corpo Eucaristico], se prima non l'ha adorata.
Peccheremmo se non l'adorassimo» (Enarrationes in Psalmos, 98,9).
In questa prospettiva, l'allora cardinale Ratzinger aveva scritto che: «La
Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa
dall'adorazione» (Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo,
San Paolo 2001, p. 86).
Per questo, egli riteneva che: «(...) la pratica di inginocchiarsi per la
Santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di
adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della
vera, reale e sostanziale presenza di nostro Signore Gesù Cristo sotto le
Specie Consacrate» (cit. nella Lettera "This Congregation" della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 1° luglio 2002: EV 21).
Lo stesso Papa Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica "Ecclesia de
Eucharistia", al n. 61 scrive: «(...) dando all'Eucaristia tutto il rilievo
che Essa merita, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione
o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo
dono [...]. Non c'è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché
in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza».
Ed è proprio in continuità con questo insegnamento che, dal Corpus Domini del
2008, anche Papa Benedetto XVI iniziò a distribuire il Corpo del Signore
direttamente sulla lingua dei fedeli inginocchiati. Amen
In cordibus Jesu et Mariae
Grazie per l'attenzione
Ruggero
Mercoledì 22 maggio 2024
•••
Per restare aggiornati segui i canali
https://t.me/alleanza3
https://t.me/Veronicacireneo
a cura di
Veronica Cireneo e Mauro Bonaita
“Il Corpo di Cristo”: dice il sacerdote sollevando l’Ostia, l'attimo
prima di consegnarLa al fedele.
Con Quel Corpo che ci viene offerto durante la Comunione , Cristo ha sofferto
e patito materialmente il Suo Amore per noi.
La bellezza del nostro Dio sta proprio in questo: si è abbassato al livello
della nostra natura umana, amandoci con i sensi di un corpo mortale.
Non si è
limitato ad esprimere con una semplice comunicazione verbale il Suo Amore per
noi. Egli ci ha amati fino alla morte fisica sulla Croce e fino alla morte
morale nei tradimenti.
Nell’atto dell’inginocchiarsi durante i riti liturgici risiede una forma
dignitosa di abbandono e di offerta di sé, da parte di coloro che riconoscono
la propria piccolezza al cospetto della immensità dell' Eroe che ha dato Tutto Se Stesso per
scamparci dall’inferno: Gesù Cristo.
Così, in questa terza ed ultima parte concernente il modo più virtuoso di fare la
Comunione, il nostro Ruggero, Alleato autore della trilogia, che ringraziamo di cuore, conclude le sue riflessioni, ( che abbiamo in certi tratti semplificato per rendere il contenuto più fruibile anche per i non addetti ai lavori), riportando i tratti salienti
del magistero dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sull’Eucarestia.
Per dare un senso più compiuto a questo lavoro, si invitano i lettori a fare tesoro dei documenti ufficiali della Chiesa, riportati in questa e nelle due parti precedenti.
Sia lodato e ringraziato in ogni momento Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento
dell' Altare.
Buona lettura...
§§§
Nel libro intervista con Peter Seewald: “Luce del mondo”, Benedetto XVI ha
spiegato bene il senso della sua decisione di dare la Comunione sulla lingua e
in ginocchio:
«Facendo sì che la Comunione si riceva in ginocchio e la si amministri in
bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto
esclamativo circa la Presenza Reale [...]. Deve essere chiaro questo:...Qui
c’è Lui! È di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio!».
La Chiesa ha sempre cercato di caratterizzare il momento della Comunione con
sacralità e somma dignità, sforzandosi costantemente di sviluppare nel modo
migliore gesti che favorissero la comprensione del mistero sacramentale.
Si è sempre adoperata anche pastoralmente, affinché i fedeli potessero ricevere
l'Eucaristia con le dovute disposizioni, tra cui il comprendere e credere
nella Presenza Reale di Colui che si va a ricevere nel momento della
Comunione.
Tra i segni di devozione propri dei comunicandi, la Chiesa d'Occidente ha
stabilito anche lo stare in ginocchio, in segno di adorazione. Il mettersi in
ginocchio indica e favorisce questa adorazione previa alla ricezione di Cristo
eucaristico, vittima immolata nel sacrificio della nostra redenzione.
Una celebre espressione di sant'Agostino, ripresa al n. 66 della “Sacramentum
Caritatis” di Benedetto XVI, insegna:
«Nessuno mangi quella carne [il Corpo Eucaristico], se prima non l'ha adorata.
Peccheremmo se non l'adorassimo» (Enarrationes in Psalmos, 98,9).
In questa prospettiva, l'allora cardinale Ratzinger aveva scritto che: «La
Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa
dall'adorazione» (Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo,
San Paolo 2001, p. 86).
Per questo, egli riteneva che: «(...) la pratica di inginocchiarsi per la
Santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di
adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della
vera, reale e sostanziale presenza di nostro Signore Gesù Cristo sotto le
Specie Consacrate» (cit. nella Lettera "This Congregation" della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 1° luglio 2002: EV 21).
Lo stesso Papa Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica "Ecclesia de
Eucharistia", al n. 61 scrive: «(...) dando all'Eucaristia tutto il rilievo
che Essa merita, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione
o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo
dono [...]. Non c'è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché
in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza».
Ed è proprio in continuità con questo insegnamento che, dal Corpus Domini del
2008, anche Papa Benedetto XVI iniziò a distribuire il Corpo del Signore
direttamente sulla lingua dei fedeli inginocchiati. Amen
In cordibus Jesu et Mariae
Grazie per l'attenzione
Ruggero
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