Con Quel Corpo che ci viene offerto durante la Comunione , Cristo ha sofferto e patito materialmente il Suo Amore per noi.
Non si è limitato ad esprimere con una semplice comunicazione verbale il Suo Amore per noi. Egli ci ha amati fino alla morte fisica sulla Croce e fino alla morte morale nei tradimenti.
Nell’atto dell’inginocchiarsi durante i riti liturgici risiede una forma dignitosa di abbandono e di offerta di sé, da parte di coloro che riconoscono la propria piccolezza al cospetto della immensità dell' Eroe che ha dato Tutto Se Stesso per scamparci dall’inferno: Gesù Cristo.
Così, in questa terza ed ultima parte concernente il modo più virtuoso di fare la Comunione, il nostro Ruggero, Alleato autore della trilogia, che ringraziamo di cuore, conclude le sue riflessioni, ( che abbiamo in certi tratti semplificato per rendere il contenuto più fruibile anche per i non addetti ai lavori), riportando i tratti salienti del magistero dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sull’Eucarestia.
Per dare un senso più compiuto a questo lavoro, si invitano i lettori a fare tesoro dei documenti ufficiali della Chiesa, riportati in questa e nelle due parti precedenti.
Sia lodato e ringraziato in ogni momento Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell' Altare.
Buona lettura...
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Nel libro intervista con Peter Seewald: “Luce del mondo”, Benedetto XVI ha spiegato bene il senso della sua decisione di dare la Comunione sulla lingua e in ginocchio:
Si è sempre adoperata anche pastoralmente, affinché i fedeli potessero ricevere l'Eucaristia con le dovute disposizioni, tra cui il comprendere e credere nella Presenza Reale di Colui che si va a ricevere nel momento della Comunione.
Tra i segni di devozione propri dei comunicandi, la Chiesa d'Occidente ha stabilito anche lo stare in ginocchio, in segno di adorazione. Il mettersi in ginocchio indica e favorisce questa adorazione previa alla ricezione di Cristo eucaristico, vittima immolata nel sacrificio della nostra redenzione.Una celebre espressione di sant'Agostino, ripresa al n. 66 della “Sacramentum Caritatis” di Benedetto XVI, insegna:
«Nessuno mangi quella carne [il Corpo Eucaristico], se prima non l'ha adorata. Peccheremmo se non l'adorassimo» (Enarrationes in Psalmos, 98,9).
In questa prospettiva, l'allora cardinale Ratzinger aveva scritto che: «La Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa dall'adorazione» (Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo, San Paolo 2001, p. 86).
Per questo, egli riteneva che: «(...) la pratica di inginocchiarsi per la Santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della vera, reale e sostanziale presenza di nostro Signore Gesù Cristo sotto le Specie Consacrate» (cit. nella Lettera "This Congregation" della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 1° luglio 2002: EV 21).
Mercoledì 22 maggio 2024
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