a cura di Veronica Cireneo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo già comparso sul blog
Stilum Curiae
a firma dell'amico Sergio Russo, che avete avuto modo di conoscere su queste
pagine. Parla di una sua scoperta: un misterioso libro edito nel 2000 che
profetizzava la coesistenza di due Papi: uno Vero, l’altro Illegittimo.
Il tema-tabù sempre più scottante, ha fatto ultimamente registrare qualche
nuova crepa nel popolare orientamento del: "Zitti e buoni!" che sembrerebbe
non funzionare più. In effetti, se c'è un problema, tanto più se a carattere
globale, sarebbe anche opportuno cominciare a parlarne serenamente...
Questa è la prima parte della scoperta. Nella seconda, che seguirà a breve,
verrà svelato il titolo del libro. Buona lettura
§§§
Fatima, l’Agnello immolato e il Leone della tribù di Giuda.
Mi ricordo cha alla 71esima edizione del Festival di Sanremo vinse un gruppo,
chiamato Maneskin (che nel corso della loro carriera si è poi rivelato
simpatizzante verso contenuti satanici) con il brano “Zitti e buoni”,
bissando, in seguito, anche all’Eurovision Song Contest, nel maggio del
medesimo anno.
Era il 2021, un anno davvero particolare: in Italia eravamo in pieno lockdown
– ma la situazione, dove più e dove meno, era la stessa nel mondo – si stavano
infatti affrontando nell’intera società, fra le persone, e persino nell’intimo
degli individui stessi, due differenti concezioni di libertà, di pensiero e di
fedeltà alla propria coscienza le quali, a memoria storica recente, uno
scontro così inusuale non si era mai visto, con tale virulenza e coercizione…
Tuttavia, alcuni coraggiosi ed eroici giornalisti, medici, scienziati, ma
anche persone di ogni classe e condizione, avevano cominciato a “suonare le
loro campane”, contro gli assordanti mantra del pensiero unico dominante –
erano quelli le famose “trombe”, di capponiana memoria, che il mainstream
imponeva ossessivamente attraverso i media – ponendo altresì in campo tutte le
proprie armi coercitive e di minaccia psicologica: dal “non ti vaccini? ti
ammali, muori!” al “vaccinarsi è un atto d’amore!”, ecc.
A noi tutti era quindi richiesto di stare… Zitti e buoni!
Un testo musicale veniva così a dar manforte, quasi fosse la “colonna sonora”
di quei tempi, cupi ed inquietanti (ma lo sono ancora adesso!), per ciò che
voleva imporre l’élite pedosatanista nei riguardi della popolazione mondiale,
confermando ulteriormente, per mezzo appunto di quella iconica frase – zitti e
buoni! – il programma dell’Agenda del Nuovo Ordine mondiale, resa nota a
Davos.
Recentemente tuttavia, un sacerdote carmelitano, padre Giorgio Maria Faré, il
giorno 13 ottobre di quest’anno, nella sua omelia domenicale, durata circa
un’ora e mezza, data la delicatezza del tema trattato, ha ritenuto bene che
fosse giunto il momento, anche per lui, di non più tacere, e nemmeno di fare
il buono, ché in questo caso il termine “buono” ha ovviamente il senso di
sottomesso.
Ora io non posso sapere se la scelta del giorno – 13 Ottobre – sia stata
voluta, oppure “casuale”… fatto sta che la meditazione del padre Faré, in cui
egli esamina “Il caso della Declaratio di Benedetto XVI”, e lo affronta da un
punto di vista storico-canonico (qui in Pdf), dimostrando quindi
ineccepibilmente che il Santo Padre Benedetto XVI in realtà non si è mai
dimesso e che, di conseguenza, J. M. Bergoglio non è mai potuto essere stato
validamente e giuridicamente eletto, come vero papa… tutto ciò dicevo, cade
esattamente nell’anniversario – 107 anni dopo, per la precisione – dell’ultima
Apparizione della Santa Vergine a Fatima, il 13 Ottobre del 1917!
Ci domandiamo dunque: tale esplosiva dichiarazione è forse caduta nel vuoto,
tra l’indifferenza generale? Oppure: che essa sia rimasta confinata fra gli
“addetti ai lavori”?
Non sembrerebbe proprio… visto che, da quella memorabile omelia si sono poi
avvicendate diverse e puntuali catechesi di spiegazione e approfondimento, le
quali tutte insieme si stanno oramai avviando verso le 300.000 visualizzazioni
complessive.
Dimostrando una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, che il sensum
fidei dei credenti (ma anche l’interesse dei non credenti!), a dispetto delle
apparenze, si rivela invece molto più intuitivo di quanto non si creda, nei
confronti di tali tematiche…
Eppure, all’indomani di questo evento però, tanti moderni “soloni” si sono
eretti a giudici e spregiatori di tale cristallina e limpida esposizione, che
ha stigmatizzato l’odierna situazione ecclesiale, ma che comunque in molti già
consideravano ambigua, drammaticamente confusa e deleteria per le anime…
Le accuse verso padre Faré sono state le più varie, ma in sintesi, fra quelle
che hanno maggiormente preso piede vi è questa: “non può un sacerdote, da solo
e arbitrariamente, intraprendere una tale requisitoria, aumentando
ulteriormente la confusione nei fedeli, e ponendosi anche fuori dalla Chiesa,
ma bisogna invece aspettare che si muovano i cardinali, soltanto essi hanno
l’autorità per agire, a noi fedeli pertanto, compete solo di stare… in
silenzio… di pregare e soffrire…”
Non hanno detto “zitti e buoni”, è vero… ma poco ci manca!
Comunque, ancor prima di andarvi a svelare titolo e contenuto di questo
“misterioso” libro provvidenzialmente ritrovato, prendo qui occasione per
cercare di risolvere una dicotomia che si è venuta a creare oggi nella Chiesa,
però intendiamoci, in quella parte di Chiesa che è ancora in grado di
“vedere”, e pertanto di resistere alle istanze disgregatrici originatesi
dall’attuale apostasia penetrata all’interno della Chiesa, cominciata questa
ad affermarsi con una certa virulenza già ai tempi di San Pio X, il pontefice
che lanciò l’allarme con l’enciclica Pascendi Dominicis Gregis, quando era
appena iniziato il XX secolo (secolo che altri, e per altri motivi, hanno
definito il “secolo del genocidio”), sino a giungere ai giorni nostri, in cui
tale apostasia – dal 1° gennaio 2023 – siede ora, empiamente e
“trionfalmente”, sul soglio di Pietro, come d’altronde ne aveva già
profetizzato, nella sua famosa visione, anche papa Leone XIII:
“Nemici molto furbi hanno messo le loro mani empie su tutto quello che la
Chiesa, sposa dell’Agnello immolato, ha di più prezioso e l’hanno saturata
di amarezza. Là dove si stabilirono la Sede del beato Pietro e il Pulpito
della Verità per la luce delle nazioni, là hanno posto il trono
dell’abominio, della loro empietà; così che colpendo il pastore, possano
disperdere il gregge.”
In questa Chiesa dunque, diciamo così, “dagli occhi aperti”, prevalgono oggi
due differenti e, in fin dei conti,
antitetici modi di porsi e di operare:
l’uno, vorrebbe il fedele – non importa se laico o sacerdote – soffrire
in silenzio, sopportare pazientemente e non esporsi;
l’altro, viceversa, fa della fedeltà alla verità, senza compromessi,
un’esigenza “non negoziabile”, che deve avere la priorità, senza “rispetto
umano”, su tutto e su tutti…
Ergo, quale delle due è la disposizione da seguire?
Entrambe! A patto però che ciascuna di esse prenda il suo proprio posto
di precedenza nell’agire, ma soprattutto nell’essere del credente, che si
trova a vivere questi tempi finali, dal carattere risolutamente catartico e,
in una parola: a vivere in questi tempi apocalittici…
Ed è appunto il Libro dell’Apocalisse a fornirci la chiave di risoluzione del
“buon agire” del credente, di fronte all’odierna ed inedita situazione
ecclesiale, in cui attualmente convive, ed anzi, sembra prevalere, l’apostasia
sulla retta dottrina…
… Uno dei vegliardi mi disse: «Non piangere più; ha vinto il Leone della tribù
di Giuda, […]».
Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai
vegliardi un Agnello, come immolato… (Ap 5,5-6).
Ecco dunque che, nell’agire del vero cristiano, viene innanzi tutto la
proclamazione della Verità – il Leone della tribù di Giuda – con l’esempio e
la parola, per cui non invano il Montfort scriveva, a proposito degli apostoli
degli ultimi tempi:
“Saranno nubi tonanti che… tuoneranno contro il peccato, grideranno contro il
mondo, colpiranno il diavolo e i suoi seguaci, e trafiggeranno da parte a
parte, per la vita o per la morte, con la loro spada a doppio taglio della
parola di Dio, tutti quelli ai quali saranno inviati da parte dell’Altissimo.”
Sarà poi allora che, successivamente, esaurita ogni altra forma di dialogo
possibile:
Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho
parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18,23);non resterà loro che
l’accettazione del Martirio, l’Agnello immolato che:
“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello
condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì
la sua bocca.” (Is 53,7);quale sublime ed ultima testimonianza, a costo della
propria vita, di adesione a quella medesima Verità…
E siccome nulla capita a caso, che questo Sacerdote, padre Giorgio Maria Faré,
sia proprio un Carmelitano, ha un suo specifico ed intrigante significato.
In questi oltre dieci anni di “carestia spirituale” infatti, durante i quali
voci coraggiose che si siano levate, forti e chiare, in difesa della Verità,
dentro e fuori la Chiesa, sono state in numero davvero, ma veramente esiguo…
ed ecco che lo “spirito del profeta Elia” ha quindi come investito il pacato e
limpido parlare del padre Faré. Cosicché anch’egli ha “additato” quella
“minuscola nube, come mano d’uomo”, che promette di produrre un benefico
acquazzone, in grado di purificare, ed anche di svegliare – almeno si spera! –
qualche volenteroso membro della Gerarchia…
Si muoveranno dunque i Cardinali?
Personalmente non credo, anche perché troppo mi risuonano alla mente quelle
altre parole, profetiche anch’esse, del grande predicatore Fulton Sheen:
«Chi salverà la Chiesa?
Non pensate ai sacerdoti, non pensate ai vescovi e ai religiosi…Sta a voi,
laici!»
Ogni fine, si sa, porta con sé un nuovo inizio…
La Chiesa, ai suoi primordi, ha cominciato a celebrare nelle case, e ciò è
avvenuto durante tutto il periodo delle persecuzioni.
Oggi ancora, si tornerà a celebrare nelle case dei laici, poiché la falsa
Chiesa – la Chiesa è una, ovviamente, ma con tale termine intendiamo parlare
di quella parte di Chiesa, oggigiorno maggioritaria, manovrata dalla
Massoneria ecclesiastica – ed è questa che ha occupato, impossessandosene, le
strutture della Chiesa visibile… pur tuttavia, come affermava Sant’Atanasio
durante l’eresia ariana (a cui l’odierna situazione ecclesiale molto
assomiglia): «Si tengano pure le chiese… ché noi ci teniamo la Fede!»
E chissà, forse in un futuro ormai molto vicino, che non siano proprio tali
laici, devoti e impegnati, a farsi carico, nelle proprie famiglie e secondo le
proprie disponibilità, nell’accogliere questi Sacerdoti, miti e coraggiosi,
che si son resi martiri per la Verità...
Sergio Russo
P.S: Abbiano pazienza i cortesi Lettori (a motivo di non appesantire troppo il
presente articolo) se titolo e contenuto del “misterioso libro”, promesso
nell’intestazione, farà la sua comparsa nella seconda parte.
31 ottobre 2024
***
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degli Alleati dell'Eucarestia e del Vangelo
a cura di Veronica Cireneo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo già comparso sul blog
Stilum Curiae
a firma dell'amico Sergio Russo, che avete avuto modo di conoscere su queste
pagine. Parla di una sua scoperta: un misterioso libro edito nel 2000 che
profetizzava la coesistenza di due Papi: uno Vero, l’altro Illegittimo.
Il tema-tabù sempre più scottante, ha fatto ultimamente registrare qualche
nuova crepa nel popolare orientamento del: "Zitti e buoni!" che sembrerebbe
non funzionare più. In effetti, se c'è un problema, tanto più se a carattere
globale, sarebbe anche opportuno cominciare a parlarne serenamente...
Questa è la prima parte della scoperta. Nella seconda, che seguirà a breve,
verrà svelato il titolo del libro. Buona lettura
§§§
Fatima, l’Agnello immolato e il Leone della tribù di Giuda.
Mi ricordo cha alla 71esima edizione del Festival di Sanremo vinse un gruppo,
chiamato Maneskin (che nel corso della loro carriera si è poi rivelato
simpatizzante verso contenuti satanici) con il brano “Zitti e buoni”,
bissando, in seguito, anche all’Eurovision Song Contest, nel maggio del
medesimo anno.
Era il 2021, un anno davvero particolare: in Italia eravamo in pieno lockdown
– ma la situazione, dove più e dove meno, era la stessa nel mondo – si stavano
infatti affrontando nell’intera società, fra le persone, e persino nell’intimo
degli individui stessi, due differenti concezioni di libertà, di pensiero e di
fedeltà alla propria coscienza le quali, a memoria storica recente, uno
scontro così inusuale non si era mai visto, con tale virulenza e coercizione…
Tuttavia, alcuni coraggiosi ed eroici giornalisti, medici, scienziati, ma
anche persone di ogni classe e condizione, avevano cominciato a “suonare le
loro campane”, contro gli assordanti mantra del pensiero unico dominante –
erano quelli le famose “trombe”, di capponiana memoria, che il mainstream
imponeva ossessivamente attraverso i media – ponendo altresì in campo tutte le
proprie armi coercitive e di minaccia psicologica: dal “non ti vaccini? ti
ammali, muori!” al “vaccinarsi è un atto d’amore!”, ecc.
A noi tutti era quindi richiesto di stare… Zitti e buoni!
Un testo musicale veniva così a dar manforte, quasi fosse la “colonna sonora”
di quei tempi, cupi ed inquietanti (ma lo sono ancora adesso!), per ciò che
voleva imporre l’élite pedosatanista nei riguardi della popolazione mondiale,
confermando ulteriormente, per mezzo appunto di quella iconica frase – zitti e
buoni! – il programma dell’Agenda del Nuovo Ordine mondiale, resa nota a
Davos.
Recentemente tuttavia, un sacerdote carmelitano, padre Giorgio Maria Faré, il
giorno 13 ottobre di quest’anno, nella sua omelia domenicale, durata circa
un’ora e mezza, data la delicatezza del tema trattato, ha ritenuto bene che
fosse giunto il momento, anche per lui, di non più tacere, e nemmeno di fare
il buono, ché in questo caso il termine “buono” ha ovviamente il senso di
sottomesso.
Ora io non posso sapere se la scelta del giorno – 13 Ottobre – sia stata
voluta, oppure “casuale”… fatto sta che la meditazione del padre Faré, in cui
egli esamina “Il caso della Declaratio di Benedetto XVI”, e lo affronta da un
punto di vista storico-canonico (qui in Pdf), dimostrando quindi
ineccepibilmente che il Santo Padre Benedetto XVI in realtà non si è mai
dimesso e che, di conseguenza, J. M. Bergoglio non è mai potuto essere stato
validamente e giuridicamente eletto, come vero papa… tutto ciò dicevo, cade
esattamente nell’anniversario – 107 anni dopo, per la precisione – dell’ultima
Apparizione della Santa Vergine a Fatima, il 13 Ottobre del 1917!
Ci domandiamo dunque: tale esplosiva dichiarazione è forse caduta nel vuoto,
tra l’indifferenza generale? Oppure: che essa sia rimasta confinata fra gli
“addetti ai lavori”?
Non sembrerebbe proprio… visto che, da quella memorabile omelia si sono poi
avvicendate diverse e puntuali catechesi di spiegazione e approfondimento, le
quali tutte insieme si stanno oramai avviando verso le 300.000 visualizzazioni
complessive.
Dimostrando una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, che il sensum
fidei dei credenti (ma anche l’interesse dei non credenti!), a dispetto delle
apparenze, si rivela invece molto più intuitivo di quanto non si creda, nei
confronti di tali tematiche…
Eppure, all’indomani di questo evento però, tanti moderni “soloni” si sono
eretti a giudici e spregiatori di tale cristallina e limpida esposizione, che
ha stigmatizzato l’odierna situazione ecclesiale, ma che comunque in molti già
consideravano ambigua, drammaticamente confusa e deleteria per le anime…
Le accuse verso padre Faré sono state le più varie, ma in sintesi, fra quelle
che hanno maggiormente preso piede vi è questa: “non può un sacerdote, da solo
e arbitrariamente, intraprendere una tale requisitoria, aumentando
ulteriormente la confusione nei fedeli, e ponendosi anche fuori dalla Chiesa,
ma bisogna invece aspettare che si muovano i cardinali, soltanto essi hanno
l’autorità per agire, a noi fedeli pertanto, compete solo di stare… in
silenzio… di pregare e soffrire…”
Non hanno detto “zitti e buoni”, è vero… ma poco ci manca!
Comunque, ancor prima di andarvi a svelare titolo e contenuto di questo
“misterioso” libro provvidenzialmente ritrovato, prendo qui occasione per
cercare di risolvere una dicotomia che si è venuta a creare oggi nella Chiesa,
però intendiamoci, in quella parte di Chiesa che è ancora in grado di
“vedere”, e pertanto di resistere alle istanze disgregatrici originatesi
dall’attuale apostasia penetrata all’interno della Chiesa, cominciata questa
ad affermarsi con una certa virulenza già ai tempi di San Pio X, il pontefice
che lanciò l’allarme con l’enciclica Pascendi Dominicis Gregis, quando era
appena iniziato il XX secolo (secolo che altri, e per altri motivi, hanno
definito il “secolo del genocidio”), sino a giungere ai giorni nostri, in cui
tale apostasia – dal 1° gennaio 2023 – siede ora, empiamente e
“trionfalmente”, sul soglio di Pietro, come d’altronde ne aveva già
profetizzato, nella sua famosa visione, anche papa Leone XIII:
“Nemici molto furbi hanno messo le loro mani empie su tutto quello che la
Chiesa, sposa dell’Agnello immolato, ha di più prezioso e l’hanno saturata
di amarezza. Là dove si stabilirono la Sede del beato Pietro e il Pulpito
della Verità per la luce delle nazioni, là hanno posto il trono
dell’abominio, della loro empietà; così che colpendo il pastore, possano
disperdere il gregge.”
In questa Chiesa dunque, diciamo così, “dagli occhi aperti”, prevalgono oggi
due differenti e, in fin dei conti,
antitetici modi di porsi e di operare:
l’uno, vorrebbe il fedele – non importa se laico o sacerdote – soffrire
in silenzio, sopportare pazientemente e non esporsi;
l’altro, viceversa, fa della fedeltà alla verità, senza compromessi,
un’esigenza “non negoziabile”, che deve avere la priorità, senza “rispetto
umano”, su tutto e su tutti…
Ergo, quale delle due è la disposizione da seguire?
Entrambe! A patto però che ciascuna di esse prenda il suo proprio posto
di precedenza nell’agire, ma soprattutto nell’essere del credente, che si
trova a vivere questi tempi finali, dal carattere risolutamente catartico e,
in una parola: a vivere in questi tempi apocalittici…
Ed è appunto il Libro dell’Apocalisse a fornirci la chiave di risoluzione del
“buon agire” del credente, di fronte all’odierna ed inedita situazione
ecclesiale, in cui attualmente convive, ed anzi, sembra prevalere, l’apostasia
sulla retta dottrina…
… Uno dei vegliardi mi disse: «Non piangere più; ha vinto il Leone della tribù
di Giuda, […]».
Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai
vegliardi un Agnello, come immolato… (Ap 5,5-6).
Ecco dunque che, nell’agire del vero cristiano, viene innanzi tutto la
proclamazione della Verità – il Leone della tribù di Giuda – con l’esempio e
la parola, per cui non invano il Montfort scriveva, a proposito degli apostoli
degli ultimi tempi:
“Saranno nubi tonanti che… tuoneranno contro il peccato, grideranno contro il
mondo, colpiranno il diavolo e i suoi seguaci, e trafiggeranno da parte a
parte, per la vita o per la morte, con la loro spada a doppio taglio della
parola di Dio, tutti quelli ai quali saranno inviati da parte dell’Altissimo.”
Sarà poi allora che, successivamente, esaurita ogni altra forma di dialogo
possibile:
Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho
parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18,23);non resterà loro che
l’accettazione del Martirio, l’Agnello immolato che:
“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello
condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì
la sua bocca.” (Is 53,7);quale sublime ed ultima testimonianza, a costo della
propria vita, di adesione a quella medesima Verità…
E siccome nulla capita a caso, che questo Sacerdote, padre Giorgio Maria Faré,
sia proprio un Carmelitano, ha un suo specifico ed intrigante significato.
In questi oltre dieci anni di “carestia spirituale” infatti, durante i quali
voci coraggiose che si siano levate, forti e chiare, in difesa della Verità,
dentro e fuori la Chiesa, sono state in numero davvero, ma veramente esiguo…
ed ecco che lo “spirito del profeta Elia” ha quindi come investito il pacato e
limpido parlare del padre Faré. Cosicché anch’egli ha “additato” quella
“minuscola nube, come mano d’uomo”, che promette di produrre un benefico
acquazzone, in grado di purificare, ed anche di svegliare – almeno si spera! –
qualche volenteroso membro della Gerarchia…
Si muoveranno dunque i Cardinali?
Personalmente non credo, anche perché troppo mi risuonano alla mente quelle
altre parole, profetiche anch’esse, del grande predicatore Fulton Sheen:
«Chi salverà la Chiesa?
Non pensate ai sacerdoti, non pensate ai vescovi e ai religiosi…Sta a voi,
laici!»
Ogni fine, si sa, porta con sé un nuovo inizio…
La Chiesa, ai suoi primordi, ha cominciato a celebrare nelle case, e ciò è
avvenuto durante tutto il periodo delle persecuzioni.
Oggi ancora, si tornerà a celebrare nelle case dei laici, poiché la falsa
Chiesa – la Chiesa è una, ovviamente, ma con tale termine intendiamo parlare
di quella parte di Chiesa, oggigiorno maggioritaria, manovrata dalla
Massoneria ecclesiastica – ed è questa che ha occupato, impossessandosene, le
strutture della Chiesa visibile… pur tuttavia, come affermava Sant’Atanasio
durante l’eresia ariana (a cui l’odierna situazione ecclesiale molto
assomiglia): «Si tengano pure le chiese… ché noi ci teniamo la Fede!»
E chissà, forse in un futuro ormai molto vicino, che non siano proprio tali
laici, devoti e impegnati, a farsi carico, nelle proprie famiglie e secondo le
proprie disponibilità, nell’accogliere questi Sacerdoti, miti e coraggiosi,
che si son resi martiri per la Verità...
Sergio Russo
P.S: Abbiano pazienza i cortesi Lettori (a motivo di non appesantire troppo il
presente articolo) se titolo e contenuto del “misterioso libro”, promesso
nell’intestazione, farà la sua comparsa nella seconda parte.
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