martedì 27 febbraio 2024

COPRITE QUEI CROCIFISSI OSCENI!

crocifisso

(Dal Cristo in gonnella al Cristo senza veli è stato un attimo).

La diffida dell’avvocato Roberto De Petro

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Se si dovesse stare dietro a tutti gli scandali di cui da più parti ci giunge notizia, non vivremmo più.

Ma ci sono circostanze di fronte alle quali non si può tacere, come quella che andiamo ad esporre e per cui ci è stato chiesto di intervenire.

Abbiamo accettato e lo faremo in questo tempo di Quaresima - stagione pudica per eccellenza - anche forti del successo dell’ultima massiccia protesta intrapresa contro la “Mostra bugiarda e blasfema” di Palermo, Una mostra bugiarda e blasfema che ha costretto gli organizzatori ad annullarla, all’ultimo momento. Annullata la mostra blasfema

Uniremo ancora una volta quindi le nostre forze in questa vera e propria denuncia collettiva, redatta dall'avvocato Roberto De Petro, a cui gli Alleati aderiscono fin da subito.

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Si tratta del Crocifisso posto nella chiesa di “Maria Santissima Addolorata” di Tavernanova - frazione di Casalnuovo - in provincia di Napoli, ove Gesù ivi troneggia in Croce totalmente nudo: le parti intime esposte senza veli al pubblico ludibrio e agli sguardi feriti dei fedeli rappresenta uno scandalo per molti, dal momento che nell’iconografia classica il nudo è sempre simbolo di “paradiso perduto”, come ci ricordano le incancellabili immagini di Adamo ed Eva, presenti nell’inconscio collettivo. 

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Non solo. È soprattutto il maligno che nell'iconografia classica viene rappresentato nudo, come si può chiaramente osservare in questo quadro, sotto a destra, dove satana è in atto di risvegliare i suoi angeli ribelli.

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Attenzione: non si scherza con le cose di Dio. Dio non si irride.

Consideriamo piuttosto in stato di grave pericolo colui che abusi della Sua pazienza.  

Il Crocifisso fatto sistemare in quella chiesa nella solennità dell'Immacolata, l’8 dicembre 2020, da tal Don Ciro Biondi, [vedi] non ha suscitato infatti nei fedeli gli stessi sentimenti di gioia e commozione dei quali il sacerdote si  è detto per l’occasione: “pieno”. Anzi!

Feriti nel pudore oltre che nello sguardo, molti non si capacitano, perché proprio in chiesa, dove normalmente si va per mettere a nudo la propria coscienza, siano costretti ad imbattersi in scene di nudo, riguardanti proprio Gesù Cristo che è la Purezza per antonomasia: Immagine unica, insieme a quella di Sua Madre, di fronte alla Quale sfuma ogni memoria della passione carnale.

Si direbbe, invece, che la provocazione sessuale, specialità dei demoni fin dai primordi, che oggi è diventata un'ossessione vera e propria e che si vuole, col sostegno delle istituzioni e degli organismi sovranazionali, estendere ed imporre fin alle creature in culla e negli asili nido, vorrebbe raggiungere e sporcare anche il candore che promana dal Crocifisso, per cancellare definitivamente ogni traccia di purezza dalla faccia della terra. Dio ci scampi!

Nell’organizzare il flash bombing, durante la ricerca in internet degli indirizzi mail, veniamo a conoscenza che un altro Crocifisso, identico a quello sopra descritto, è esposto anche nella Basilica del Santo Spirito di Firenze [vedi]

Ulteriori approfondimenti ci informano che nel caso di Firenze si tratta dell’opera lignea originale del celebre scultore rinascimentale Michelangelo Buonarroti, mentre il crocifisso collocato nella chiesa dell'Addolorata, in provincia di Napoli, ne è copia.

Ma per quale motivo Michelangelo scolpì il Cristo nudo e quale destinazione d’uso voleva dare alla sua opera?

La avrebbe voluta vedere in Chiesa?

Avrebbe voluto che il suo crocifisso venisse esposto in chiesa, nudo?

Assolutamente no. Anzi lo vieto’ espressamente.

Il giovane Michelangelo, intorno ai vent’anni iniziò lo studio di un corso di anatomia.

Quale studente squattrinato non aveva da mangiare, né un luogo dove dormire.

Lo ospito’ gratuitamente il priore di un convento che credeva nel suo talento artistico. Così il provetto scultore, allo scopo di sdebitarsi col priore, scelse di fare pratica di anatomia sul soggetto di un grande Crocifisso, con l'intenzione di regalarglielo a corso di studi concluso.

Terminato il lavoro lo presentò al priore dicendo che non aveva voluto incidere il legno a mo'  di panno, perché necessitava di svolgere uno studio anatomico completo sulla figura umana, ma ordinò che al Cristo Crocifisso venisse indossato un velo.

E così fu.

Il Cristo di Firenze per secoli ebbe i fianchi coperti, poi il velo fu perduto e nessuno si prese cura di mettergliene addosso un altro. 

Il Natale è trascorso da poco.

Sappiamo che anche Gesù Bambino viene normalmente rappresentato con i fianchi coperti. Anche gli angeli, che notoriamente non hanno sesso, vengono rappresentati con i fianchi coperti.

È vero che Gesù fu spogliato più volte, al momento della flagellazione e sotto la Croce, ma tutti i mistici sono concordi nella narrazione che prima di essere innalzato, intorno ai fianchi di Gesù venne messo un velo. Che con molta probabilità era quello che la Sua Santissima Madre portava in testa, sotto il mantello e che si tolse per salvaguardare il pudore dell’amatissimo Figlio Suo, Crocifisso.

Lo stesso Concilio di Trento mise all’indice le opere dal carattere sacro rappresentate senza veli, imponendo che ciascuna di esse venisse coperta con drappeggi, allo scopo di suscitare e salvaguardare nell'osservatore il raccoglimento necessario alla preghiera.

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Concludiamo lasciando aperta questa domanda: se anche i crudeli romani, che avevano spogliato Gesù Cristo per flagellarLo al meglio, cosa che Egli accettò di subire per riparare, agli occhi del Padre Suo, i nostri peccati di impurità e immodestia, permisero che il Crocifisso venisse coperto per pudore, seppur già coperto per essere vestito di Sangue tanto ne diluviava dalle Sue Membra, dovremmo supporre che noi, modernissima stirpe della famiglia umana, siamo peggiori dei Suoi assassini? 

Sorgi Signore e disperdi i tuoi nemici.

Fuggano davanti al Tuo Volto, coloro che ti odiano”. Amen 

Veronica Cireneo

27 febbraio 2024

 

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La diffida da inviare.

Apprendiamo dal web che, oltre alla mascalzonata palermitana del “Crocifisso in gonnella” (grazie a Dio annullata all’ultimo momento), vi è un'altra oscenità pornografica : il Crocifisso con i glutei e gli "attributi" in bella mostra, presso la parrocchia Maria SS. Addolorata di Tavernanova, frazione di Casalnuovo di Napoli e presso la Basilica del Santo Spirito di Firenze.

E' moralmente e storicamente impossibile che Gesù, dalla croce, mostrasse gli organi genitali:

1) la fede ci insegna che, dopo il peccato originale, la nudità è "casta" soltanto in ambito coniugale;

2) la ragione ci persuade che Dio non potrebbe imporre ai consacrati (che fanno voto di castità) di contemplarlo nelle parti intime;

3) la tradizione iconografica non ha mai rappresentato Gesù totalmente nudo;

4) tutti i mistici concordemente narrano che Gesù morì in croce coi fianchi coperti;

5) gli storici (ex multis “Vita di Gesù Cristo”, G. Ricciotti) insegnano che i Romani rispettavano il diritto e le tradizioni culturali in uso nelle provincie romane, e la pubblica nudità era inconcepibile presso gli Ebrei.

Probabilmente i modernisti eccepiranno la natura "artistica" della superiore opera.

Rispondiamo loro che così come il sapore serve a separare i cibi buoni da quelli cattivi, allo stesso modo la Sapienza autenticamente Cattolica e veramente Romana ci fa discernere un'immagine pornografica e diabolica da una realizzata "ad majorem Dei gloria".

Mentre diffidiamo i destinatari a coprire prontamente il suddetto Crocifisso o al più presto sostituirlo con un altro che accenda la vera devozione, ci riserviamo di valutare la sussistenza degli estremi del reato di vilipendio punito dall'art.404 c.p. e di avvertirne l'Autorità giudiziaria.

Avvocato Roberto De Petro in collaborazione con gli Alleati dell'Eucarestia e del Vangelo 

Luogo, data               Firma…….

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Scarica diffida

Inviare ai seguenti 4 destinatari:

1) Diocesi di Nola
- mail semplice segreteria@chiesadinola.it 
oppure
Indirizzata al S.E.R. Monsignor Francesco Marino
 
2) Basilica di Santo Spirito - Firenze 

3) Diocesi di Firenze 
- mail semplice Info@diocesifirenze.it 
oppure 
  

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