giovedì 29 febbraio 2024

"NEMO PROPHETA IN PATRIA". Testimonianza

La messa antica? Bisogna sapere bene il latino...!

a cura di Veronica Cireneo. Dal diario degli Alleati, la dolente testimonianza di Valter Tuninetti intorno al duplice incontro avuto col suo Vescovo, per discutere dell’ottenimento della Messa Tridentina. Ascoltiamolo.
 
§§§

Il giorno 11 dicembre 2023, tre giorni dopo la solennità dell' Immacolata Concezione di Maria Vergine, sono andato ad incontrare il vescovo della mia diocesi, per consegnargli le 36 firme di fedeli della nostra diocesi per la richiesta di far celebrare, nel territorio da lui retto, una messa in rito antico secondo il “Missale Romanum” del 1962.

Questo, nell' ambito dell'iniziativa denominata “Dacci oggi il nostro Pane Quotidiano “promossa dagli “Alleati dell'Eucarestia e del Vangelo” - movimento fondato da me e da Veronica Cireneo - in collaborazione con l’associazione “Iustitia in Veritate”.

Il motivo per cui ho scelto di andare di persona e di portare le firme a mano, invece di inviare una mail, è stato che, conoscendo abbastanza bene il nostro vescovo e il suo modus operandi di fronte alle richieste spirituali o anche materiali delle pecorelle a lui affidate, immaginavo che alla mail non avrebbe risposto. Quindi ho contattato la segreteria della Curia diocesana, qualche settimana prima, e mi sono fatto assegnare un appuntamento col Monsignore.

Alle ore 11 di quel giorno ero da lui, pronto a consegnargli la nostra richiesta e se fosse servito, anche a riformulargliela verbalmente. Il vescovo mi ha chiesto qualche minuto per leggere la lettera in mia presenza e dopo aver voluto essere informato su chi fossero “Gli Alleati dell' Eucarestia e del Vangelo” e “Iustitia in Veritate”, ha esordito chiedendomi se tutti e trentasei i firmatari conoscessero bene il latino e come lo avessero imparato, se a scuola o da soli; se per pura passione o per altri motivi. 

Perplesso da queste domande ho taciuto, ed ho lasciato proseguire il mio interlocutore, lanciandogli un’ occhiata interrogativa. Incalza:“Eh, perché bisogna saperlo bene il latino. Bisogna capire ciò che si dice... Questo è proprio il motivo per cui la riforma liturgica ha ritenuto di sostituire il latino nella Messa con le lingue nazionali. Occorre capire ciò che si dice, durante la Messa”. Ripete.

Rispondo: “Ma, Monsignore, come si fa a voler capire un mistero enorme come quello di Dio? Capire il latino è un fatto secondario. È Gesù che si offre per la nostra salvezza che va soprattutto CONTEMPLATO”.

“Lei ha ragione- riprende il presule- però il motivo principale del fatto che si celebra nella lingua nazionale è per fare sì che il popolo capisca cosa dice”.

Quindi mi ha sottoposto ad una sorta di terzo grado chiedendomi:

-se seguiamo la Tridentina da qualche parte

-dove la seguiamo esattamente

-da quanto tempo la frequentiamo

-se partecipiamo anche alla Messa riformata e

-se frequentiamo la parrocchia.

Alla valanga di domande ho risposto con sincerità e fermezza ribadendo che per quei fedeli che amano la messa antica averne una vicino casa sarebbe molto bello. Ma egli, avviandosi a concludere il suo rifiuto, ha giudicato deboli le nostre motivazioni spirituali, etichettandole come nostalgiche.

Ho perorato la nostra causa con tutte le mie forze, con le capacità che un povero ignorante come me può avere dal punto di vista teologico-liturgico, conoscenze che al Monsignore invece non dovrebbero mancare. Eppure non mi sono sentito per niente compreso da questo prelato e dal suo modo di fare supponente e un po' arrogante.

Quello mio e dei 36 amici che hanno firmato è un bisogno spirituale vero, che viene scambiato per nostalgia. Non solo. Leggendo il testo della liturgia antica e di quella nuova, si vede chiaramente la differenza! Quante cose sono state eliminate o traviate nel loro significato! Non è questa la sede per elencarle tutte, ma di sicuro mi ha molto rammaricato l'astio che prova il nostro pastore per la tradizione, ancora di più perché so che è un sentimento comune a molti nella gerarchia della Chiesa, vertice compreso. Ma il motivo di questo astio non esiste. Non c'è motivo vero che possa impedire ai fedeli di seguire la Messa antica, secondo il loro cuore e secondo la fede dei padri.

Terminando la conversazione il vescovo mi ha detto che si sarebbe consultato con i vescovi delle diocesi vicine, annunciando, come immaginavo, che gli sarebbe stato difficile concederla. Gli ho risposto che mi sarei permesso di disturbarlo di nuovo all'inizio del nuovo anno, per sapere cosa avesse definitivamente deciso

Alla richiesta di protocollarmi la lettera o di rispondermi per iscritto, si è totalmente rifiutato, pronunciando una frase che è suonata quasi come un rimprovero e che è seguente: “se si fida bene, sennò non la prendo”.

Me ne sono andato pieno di amarezza, ma nel cuore la decisione di non mollare è rimasta viva: la mia diocesi deve avere una messa antica. Ne ha diritto. E farò di tutto perché venga concessa. La Messa è il Santo Sacrificio di Cristo. In tutte le Messe e così. Anche in quella nuova. Però nella messa antica Gesù Vittima, Sacerdote ed Ostia è glorificato e rispettato ai massimi livelli, sia dai celebranti che dai fedeli. E chi ama una Persona è felice quando la vede amata e rispettata anche da altri. Come si può stare senza un tesoro così prezioso in un territorio vasto come quello della mia diocesi? Non si può.

Così il giorno 9 febbraio appena trascorso ho avuto il secondo colloquio col vescovo, stavolta preceduto da una lettera, giuntagli tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, per avere finalmente la risposta definitiva.

Il motivo per cui la seconda volta gli ho inviato una lettera cartacea, che conteneva anche la prima e una copia delle 36 firme, è stato che visto il suo rifiuto categorico di protocollare, volevo lasciare una traccia della mia visita per consegnare alla storia che nella mia diocesi si sta facendo tutto il possibile, perché i fedeli vedano rispettato un loro diritto sacrosanto e che ci stiamo scontrando contro un muro di scuse futili. La nostra prima conversazione, infatti, anche priva di testimoni, aveva avuto sembianza di una semplice chiacchierata e non potevo permettere che succedesse di nuovo.

Ma non è servito a niente.Netto è stato il rifiuto del Vescovo di concedere la Messa Tridentina, adducendo come debolissima motivazione il fatto che una Messa così può andar bene per i santuari internazionali (Lourdes, Fatima ecc..), ma non per la gente della nostra diocesi.

Ovviamente non mollerò. Farò altre "incursioni "nel suo ufficio. Lo disturberò in sacrestia dopo la Messa e ovviamente saremo presenza orante sul territorio, per pregare per la conversione di questo vescovo e di tanti altri come lui che, abusando di un’ autorità che viene da Dio stesso, si sentono in dovere di rifiutare il cibo spirituale ai fedeli affamati di Grazie celesti.

Ma, attenzione! Nostro Signore Gesù Cristo è stato chiaro: "Ogni volta che non avete fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli,non l'avete fatte a Me. "Miserere nobis, Domine!!

Valter Tuninetti

29 febbraio 2024
https://t.me/alleanza3 

La messa antica? Bisogna sapere bene il latino...!

a cura di Veronica Cireneo. Dal diario degli Alleati, la dolente testimonianza di Valter Tuninetti intorno al duplice incontro avuto col suo Vescovo, per discutere dell’ottenimento della Messa Tridentina. Ascoltiamolo.
 
§§§

Il giorno 11 dicembre 2023, tre giorni dopo la solennità dell' Immacolata Concezione di Maria Vergine, sono andato ad incontrare il vescovo della mia diocesi, per consegnargli le 36 firme di fedeli della nostra diocesi per la richiesta di far celebrare, nel territorio da lui retto, una messa in rito antico secondo il “Missale Romanum” del 1962.

Questo, nell' ambito dell'iniziativa denominata “Dacci oggi il nostro Pane Quotidiano “promossa dagli “Alleati dell'Eucarestia e del Vangelo” - movimento fondato da me e da Veronica Cireneo - in collaborazione con l’associazione “Iustitia in Veritate”.

Il motivo per cui ho scelto di andare di persona e di portare le firme a mano, invece di inviare una mail, è stato che, conoscendo abbastanza bene il nostro vescovo e il suo modus operandi di fronte alle richieste spirituali o anche materiali delle pecorelle a lui affidate, immaginavo che alla mail non avrebbe risposto. Quindi ho contattato la segreteria della Curia diocesana, qualche settimana prima, e mi sono fatto assegnare un appuntamento col Monsignore.

Alle ore 11 di quel giorno ero da lui, pronto a consegnargli la nostra richiesta e se fosse servito, anche a riformulargliela verbalmente. Il vescovo mi ha chiesto qualche minuto per leggere la lettera in mia presenza e dopo aver voluto essere informato su chi fossero “Gli Alleati dell' Eucarestia e del Vangelo” e “Iustitia in Veritate”, ha esordito chiedendomi se tutti e trentasei i firmatari conoscessero bene il latino e come lo avessero imparato, se a scuola o da soli; se per pura passione o per altri motivi. 

Perplesso da queste domande ho taciuto, ed ho lasciato proseguire il mio interlocutore, lanciandogli un’ occhiata interrogativa. Incalza:“Eh, perché bisogna saperlo bene il latino. Bisogna capire ciò che si dice... Questo è proprio il motivo per cui la riforma liturgica ha ritenuto di sostituire il latino nella Messa con le lingue nazionali. Occorre capire ciò che si dice, durante la Messa”. Ripete.

Rispondo: “Ma, Monsignore, come si fa a voler capire un mistero enorme come quello di Dio? Capire il latino è un fatto secondario. È Gesù che si offre per la nostra salvezza che va soprattutto CONTEMPLATO”.

“Lei ha ragione- riprende il presule- però il motivo principale del fatto che si celebra nella lingua nazionale è per fare sì che il popolo capisca cosa dice”.

Quindi mi ha sottoposto ad una sorta di terzo grado chiedendomi:

-se seguiamo la Tridentina da qualche parte

-dove la seguiamo esattamente

-da quanto tempo la frequentiamo

-se partecipiamo anche alla Messa riformata e

-se frequentiamo la parrocchia.

Alla valanga di domande ho risposto con sincerità e fermezza ribadendo che per quei fedeli che amano la messa antica averne una vicino casa sarebbe molto bello. Ma egli, avviandosi a concludere il suo rifiuto, ha giudicato deboli le nostre motivazioni spirituali, etichettandole come nostalgiche.

Ho perorato la nostra causa con tutte le mie forze, con le capacità che un povero ignorante come me può avere dal punto di vista teologico-liturgico, conoscenze che al Monsignore invece non dovrebbero mancare. Eppure non mi sono sentito per niente compreso da questo prelato e dal suo modo di fare supponente e un po' arrogante.

Quello mio e dei 36 amici che hanno firmato è un bisogno spirituale vero, che viene scambiato per nostalgia. Non solo. Leggendo il testo della liturgia antica e di quella nuova, si vede chiaramente la differenza! Quante cose sono state eliminate o traviate nel loro significato! Non è questa la sede per elencarle tutte, ma di sicuro mi ha molto rammaricato l'astio che prova il nostro pastore per la tradizione, ancora di più perché so che è un sentimento comune a molti nella gerarchia della Chiesa, vertice compreso. Ma il motivo di questo astio non esiste. Non c'è motivo vero che possa impedire ai fedeli di seguire la Messa antica, secondo il loro cuore e secondo la fede dei padri.

Terminando la conversazione il vescovo mi ha detto che si sarebbe consultato con i vescovi delle diocesi vicine, annunciando, come immaginavo, che gli sarebbe stato difficile concederla. Gli ho risposto che mi sarei permesso di disturbarlo di nuovo all'inizio del nuovo anno, per sapere cosa avesse definitivamente deciso

Alla richiesta di protocollarmi la lettera o di rispondermi per iscritto, si è totalmente rifiutato, pronunciando una frase che è suonata quasi come un rimprovero e che è seguente: “se si fida bene, sennò non la prendo”.

Me ne sono andato pieno di amarezza, ma nel cuore la decisione di non mollare è rimasta viva: la mia diocesi deve avere una messa antica. Ne ha diritto. E farò di tutto perché venga concessa. La Messa è il Santo Sacrificio di Cristo. In tutte le Messe e così. Anche in quella nuova. Però nella messa antica Gesù Vittima, Sacerdote ed Ostia è glorificato e rispettato ai massimi livelli, sia dai celebranti che dai fedeli. E chi ama una Persona è felice quando la vede amata e rispettata anche da altri. Come si può stare senza un tesoro così prezioso in un territorio vasto come quello della mia diocesi? Non si può.

Così il giorno 9 febbraio appena trascorso ho avuto il secondo colloquio col vescovo, stavolta preceduto da una lettera, giuntagli tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, per avere finalmente la risposta definitiva.

Il motivo per cui la seconda volta gli ho inviato una lettera cartacea, che conteneva anche la prima e una copia delle 36 firme, è stato che visto il suo rifiuto categorico di protocollare, volevo lasciare una traccia della mia visita per consegnare alla storia che nella mia diocesi si sta facendo tutto il possibile, perché i fedeli vedano rispettato un loro diritto sacrosanto e che ci stiamo scontrando contro un muro di scuse futili. La nostra prima conversazione, infatti, anche priva di testimoni, aveva avuto sembianza di una semplice chiacchierata e non potevo permettere che succedesse di nuovo.

Ma non è servito a niente.Netto è stato il rifiuto del Vescovo di concedere la Messa Tridentina, adducendo come debolissima motivazione il fatto che una Messa così può andar bene per i santuari internazionali (Lourdes, Fatima ecc..), ma non per la gente della nostra diocesi.

Ovviamente non mollerò. Farò altre "incursioni "nel suo ufficio. Lo disturberò in sacrestia dopo la Messa e ovviamente saremo presenza orante sul territorio, per pregare per la conversione di questo vescovo e di tanti altri come lui che, abusando di un’ autorità che viene da Dio stesso, si sentono in dovere di rifiutare il cibo spirituale ai fedeli affamati di Grazie celesti.

Ma, attenzione! Nostro Signore Gesù Cristo è stato chiaro: "Ogni volta che non avete fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli,non l'avete fatte a Me. "Miserere nobis, Domine!!

Valter Tuninetti

29 febbraio 2024
https://t.me/alleanza3 

1 commento

Anonimo ha detto...

Informi il prelato che in libreria si trova il Messale con testo italiano a fronte