martedì 29 agosto 2023

Diario degli Alleati. Reggio Emilia. Quando la premura fraterna diventa abuso eucaristico

Oggi riportiamo la testimonianza degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo di Reggio Emilia di un caso di abuso circa la comunione ai ciliaci.
Argomento nuovo, ogni giorno si scopre un altarino.
Innanzitutto ricordiamo che la celiachia è una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine: un complesso proteico presente in molti cereali, come orzo, frumento e segale. La reazione immunitaria, se non diagnosticata e curata, scatena un’infiammazione a livello dell’intestino tenue che impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti compromettendo la salute del paziente interessato.

Per fare luce sulla delicata questione della comunione ai ciliaci, l’Ufficio liturgico della Conferenza Episcopale Italiana il 18 ottobre 2001 ha pubblicato un comunicato con il quale invitava i parroci a informarsi «sulla celiachia e sui disturbi che provoca» e a procurarsi «le ostie confezionate con amido di frumento contenente una quantità minima di glutine e perciò idonee per la comunione dei celiaci». Tenuto in considerazione il quantitativo di particola assunta dal fedele, sono considerate idonee al celiaco sia le ostie garantite “senza glutine” (contenuto massimo di glutine di 20 mg/kg) sia le ostie “con contenuto di glutine molto basso” (contenuto massimo di 100 mg/kg).

Per offrire ai Pastori orientamenti comuni e sicuri, la questione era stata ribadita in diversi interventi della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 19 giugno 1995, rispondendo a delle richieste di chiarimento sulle disposizioni date con il Rescriptum del 15 dicembre 1980 e De celebrantis communione del 29 ottobre 1982, il Dicastero della Santa Sede ha inviato ai Presidenti delle Conferenze episcopali una lettera per ricordare che le ostie nelle quali il glutine sia completamente assente non sono valide per l’Eucaristia. Sono richieste, infatti, delle «ostie nelle quali è presente la quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione». I celiaci, però, possono accostarsi alla comunione ricevendo ostie «a contenuto minimo di glutine, tale in ogni caso da non nuocere alla salute». Nella lettera del 19 giugno 1995 è specificato: «Dal momento che le questioni dottrinali implicate sono ormai definite, la competenza disciplinare su tutta questa materia è rimessa alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti». Con una Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa l’uso del pane con poca quantità di glutine e del mosto come materia eucaristica del 24 luglio 2003, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto «opportuno tornare sul tema, alla luce dell’esperienza degli ultimi anni, riprendendo e chiarendo, ove necessario, i summenzionati documenti».

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in una lettera del 15 giugno 2017, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, ha ribadito: «Quanti confezionano il pane e producono il vino per la celebrazione devono nutrire la coscienza che la loro opera è orientata al Sacrificio Eucaristico e ciò domanda loro onestà, responsabilità e competenza. Al fine dell’osservanza delle norme generali, gli Ordinari possono utilmente accordarsi a livello di Conferenza Episcopale, dando indicazioni concrete. Attesa la complessità di situazioni e circostanze, come il venir meno del rispetto per l’ambito del sacro, si avverte la necessità pratica che, per incarico dell’Autorità competente, vi sia chi effettivamente garantisca la genuinità della materia eucaristica da parte dei produttori come della sua conveniente distribuzione e vendita».
L’Ufficio liturgico della CEI, facendo da tramite tra le disposizioni del Dicastero della Santa Sede e le Chiese locali, ha fornito anche alcune indicazioni pratiche, a partire dalla raccomandazione, rivolta ai parroci, a informarsi sulla celiachia e a «conoscere i propri parrocchiani celiaci aiutandoli perché siano alleviatele difficoltà e i disagi che incontrano nella vita quotidiana e nella partecipazione all’Eucaristia». Altre precise indicazioni, infine, sono state fornite circa la modalità con cui devono essere trattate e conservate le ostie per i fedeli che sono affetti da celiachia, le quali andranno sempre – prima, durante e dopo la consacrazione – tenute separate dalle altre. In particolare, chi le prepara dovrà avere cura di lavarsi le mani se prima ha toccato le altre ostie e così anche chi le distribuisce.

Quando la premura fraterna diventa abuso eucaristico
Testimonianza degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo di Reggio Emilia

La fraterna premura di taluni sacerdoti nel distribuire l’Eucarestia ai fedeli che sono affetti da celiachia (intolleranza al glutine) quasi sempre, anche da sacerdoti che non te lo aspetteresti, diventa spesso un grave abuso eucaristico.

I fedeli cattolici celiaci di tutta Italia possono stare tranquilli: nel fare la comunione non dovranno scegliere tra la salute e la fede, perché per la Santa Sede vanno bene anche le ostie che contengono solo un minimo quantitativo di glutine sopportato dal loro organismo. Lo riporta la Circolare ai vescovi sul pane e il vino per l’Eucaristia, diffusa dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che, nonostante ribadisca un’informazione già nota da qualche anno, ha creato allarmismo tra i fedeli celiaci.

Col fatto che mia moglie è celiaca e che giro diverse parrocchie quasi sempre ho notato il perpetrarsi di un grave abuso nell’infrazione all’articolo 94 dell’istruzione Redemptionis Sacramentum:
[94] Non è consentito ai fedeli di «prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano» la sacra ostia o il sacro calice.

Ricordo che tale infrazione (all’istruzione 94), all’interno della stessa Redemptionis Sacramentum al numero 173 è ritenuto “atto grave”!

Si nota che i sacerdoti che devono trattare la distribuzione a fedeli affetti da celiachia li lasciano sempre per ultimi e si ottengono poi diversi comportamenti. Quasi sempre il sacerdote torna al tabernacolo o all’altare, deposita il sacro vaso contenente le Sacre Ostie con glutine e prende il vaso con le ostie senza glutine, torna dal fedele e, per non “contaminare” con le sue mani la Sacra Ostia senza glutine, lascia che il fedele si serva da sé; quest’estate in vacanza presso una frazione di Taranto mi è anche capitato di vedere che il sacerdote, precedentemente informato della presenza di un celiaco, ha portato con sé i due sacri vasi uno sopra l’altro e alla fine della coda dei fedeli ha sfoderato il secondo vaso e lasciato che i fedeli celiaci si servissero da sé.

È da notare che le Ostie definite “senza glutine”, in realtà, non ne sono prive altrimenti sarebbero da definirsi di “materia invalida” perché il glutine è necessario per ottenere la “panificazione” (Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa l’uso del pane con poca quantità di glutine e del mosto come materia eucaristica – 24 luglio 2003, Prot. N. 89/78 – 17498); esse sono invece a basso contenuto di glutine quindi: perché preoccuparsi tanto della contaminazione per contatto? Sono solo quei minuscoli frammenti che scuotono il vostro zelo (oltretutto, solo verso gli uomini, dato che quei frammenti non vanno dispersi)? Cosa dire del mancato utilizzo del piattino (o piattello) come richiesto dal nuovo ordinamento al messale Romano (art.118) e dalla istruzione [93] della Redemptionis Sacramentum?:
[93] È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia o qualche suo frammento cada.

Perché non vi preoccupate di evitare il calpestio del Corpo di Cristo Interamente e Realmente Presente nei frammenti che inevitabilmente fate cadere a terra con le vostre sante mani applicando ciò che è definito come “NECESSARIO” dalle più alte cariche della Chiesa di Cristo che dovreste invece fedelmente servire?

Tra le varie pratiche più “bizzarre” ho visto un sacerdote tornare all’altare per lo scambio dei vasi e prima di prendere il vaso con le Ostie a basso contenuto di glutine fare l’unico utilizzo (forse) sensato (almeno da un punto di vista psicologico) del sanificante per poi distribuire al fedele la Sacra Ostia con le sue mani. Io comunque la definisco “presa per i fondelli” nel caso il sacerdote sapesse che il glutine non è un virus, o ignoranza nell’altro caso ma, almeno è stato rispettoso verso il Corpo di Cristo.

Ma io dico, se proprio volete essere virtuosi verso il prossimo, perché non fate un piccolo avviso prima di distribuire, affinché tali fedeli vengano serviti per primi?

Avete fatto tanti avvisi intimandoci di non ricevere l’eucarestia in bocca come se fosse un precetto divino, poi ci avete “concesso” di riceverla in bocca ma per ultimi per non urtare la sensibilità dei timorosi del “virus” e adesso vi perdete in un bicchier d’acqua?

È molto triste dover notare che da parte di alcuni sacerdoti troppo spesso la premura fraterna sovrasta lo zelo verso la Presenza Reale di Cristo; del resto Giovanni Paolo II mise in risalto nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia alcune “ombre” circa questo Sacramento:
[10] Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno.

E voi fedeli, non siate timorosi, non è forse Gesù il nostro Medico?

Laudetur Jesus Christus


Mauro Bonaita

Oggi riportiamo la testimonianza degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo di Reggio Emilia di un caso di abuso circa la comunione ai ciliaci.
Argomento nuovo, ogni giorno si scopre un altarino.
Innanzitutto ricordiamo che la celiachia è una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine: un complesso proteico presente in molti cereali, come orzo, frumento e segale. La reazione immunitaria, se non diagnosticata e curata, scatena un’infiammazione a livello dell’intestino tenue che impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti compromettendo la salute del paziente interessato.

Per fare luce sulla delicata questione della comunione ai ciliaci, l’Ufficio liturgico della Conferenza Episcopale Italiana il 18 ottobre 2001 ha pubblicato un comunicato con il quale invitava i parroci a informarsi «sulla celiachia e sui disturbi che provoca» e a procurarsi «le ostie confezionate con amido di frumento contenente una quantità minima di glutine e perciò idonee per la comunione dei celiaci». Tenuto in considerazione il quantitativo di particola assunta dal fedele, sono considerate idonee al celiaco sia le ostie garantite “senza glutine” (contenuto massimo di glutine di 20 mg/kg) sia le ostie “con contenuto di glutine molto basso” (contenuto massimo di 100 mg/kg).

Per offrire ai Pastori orientamenti comuni e sicuri, la questione era stata ribadita in diversi interventi della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 19 giugno 1995, rispondendo a delle richieste di chiarimento sulle disposizioni date con il Rescriptum del 15 dicembre 1980 e De celebrantis communione del 29 ottobre 1982, il Dicastero della Santa Sede ha inviato ai Presidenti delle Conferenze episcopali una lettera per ricordare che le ostie nelle quali il glutine sia completamente assente non sono valide per l’Eucaristia. Sono richieste, infatti, delle «ostie nelle quali è presente la quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione». I celiaci, però, possono accostarsi alla comunione ricevendo ostie «a contenuto minimo di glutine, tale in ogni caso da non nuocere alla salute». Nella lettera del 19 giugno 1995 è specificato: «Dal momento che le questioni dottrinali implicate sono ormai definite, la competenza disciplinare su tutta questa materia è rimessa alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti». Con una Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa l’uso del pane con poca quantità di glutine e del mosto come materia eucaristica del 24 luglio 2003, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto «opportuno tornare sul tema, alla luce dell’esperienza degli ultimi anni, riprendendo e chiarendo, ove necessario, i summenzionati documenti».

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in una lettera del 15 giugno 2017, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, ha ribadito: «Quanti confezionano il pane e producono il vino per la celebrazione devono nutrire la coscienza che la loro opera è orientata al Sacrificio Eucaristico e ciò domanda loro onestà, responsabilità e competenza. Al fine dell’osservanza delle norme generali, gli Ordinari possono utilmente accordarsi a livello di Conferenza Episcopale, dando indicazioni concrete. Attesa la complessità di situazioni e circostanze, come il venir meno del rispetto per l’ambito del sacro, si avverte la necessità pratica che, per incarico dell’Autorità competente, vi sia chi effettivamente garantisca la genuinità della materia eucaristica da parte dei produttori come della sua conveniente distribuzione e vendita».
L’Ufficio liturgico della CEI, facendo da tramite tra le disposizioni del Dicastero della Santa Sede e le Chiese locali, ha fornito anche alcune indicazioni pratiche, a partire dalla raccomandazione, rivolta ai parroci, a informarsi sulla celiachia e a «conoscere i propri parrocchiani celiaci aiutandoli perché siano alleviatele difficoltà e i disagi che incontrano nella vita quotidiana e nella partecipazione all’Eucaristia». Altre precise indicazioni, infine, sono state fornite circa la modalità con cui devono essere trattate e conservate le ostie per i fedeli che sono affetti da celiachia, le quali andranno sempre – prima, durante e dopo la consacrazione – tenute separate dalle altre. In particolare, chi le prepara dovrà avere cura di lavarsi le mani se prima ha toccato le altre ostie e così anche chi le distribuisce.

Quando la premura fraterna diventa abuso eucaristico
Testimonianza degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo di Reggio Emilia

La fraterna premura di taluni sacerdoti nel distribuire l’Eucarestia ai fedeli che sono affetti da celiachia (intolleranza al glutine) quasi sempre, anche da sacerdoti che non te lo aspetteresti, diventa spesso un grave abuso eucaristico.

I fedeli cattolici celiaci di tutta Italia possono stare tranquilli: nel fare la comunione non dovranno scegliere tra la salute e la fede, perché per la Santa Sede vanno bene anche le ostie che contengono solo un minimo quantitativo di glutine sopportato dal loro organismo. Lo riporta la Circolare ai vescovi sul pane e il vino per l’Eucaristia, diffusa dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che, nonostante ribadisca un’informazione già nota da qualche anno, ha creato allarmismo tra i fedeli celiaci.

Col fatto che mia moglie è celiaca e che giro diverse parrocchie quasi sempre ho notato il perpetrarsi di un grave abuso nell’infrazione all’articolo 94 dell’istruzione Redemptionis Sacramentum:
[94] Non è consentito ai fedeli di «prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano» la sacra ostia o il sacro calice.

Ricordo che tale infrazione (all’istruzione 94), all’interno della stessa Redemptionis Sacramentum al numero 173 è ritenuto “atto grave”!

Si nota che i sacerdoti che devono trattare la distribuzione a fedeli affetti da celiachia li lasciano sempre per ultimi e si ottengono poi diversi comportamenti. Quasi sempre il sacerdote torna al tabernacolo o all’altare, deposita il sacro vaso contenente le Sacre Ostie con glutine e prende il vaso con le ostie senza glutine, torna dal fedele e, per non “contaminare” con le sue mani la Sacra Ostia senza glutine, lascia che il fedele si serva da sé; quest’estate in vacanza presso una frazione di Taranto mi è anche capitato di vedere che il sacerdote, precedentemente informato della presenza di un celiaco, ha portato con sé i due sacri vasi uno sopra l’altro e alla fine della coda dei fedeli ha sfoderato il secondo vaso e lasciato che i fedeli celiaci si servissero da sé.

È da notare che le Ostie definite “senza glutine”, in realtà, non ne sono prive altrimenti sarebbero da definirsi di “materia invalida” perché il glutine è necessario per ottenere la “panificazione” (Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa l’uso del pane con poca quantità di glutine e del mosto come materia eucaristica – 24 luglio 2003, Prot. N. 89/78 – 17498); esse sono invece a basso contenuto di glutine quindi: perché preoccuparsi tanto della contaminazione per contatto? Sono solo quei minuscoli frammenti che scuotono il vostro zelo (oltretutto, solo verso gli uomini, dato che quei frammenti non vanno dispersi)? Cosa dire del mancato utilizzo del piattino (o piattello) come richiesto dal nuovo ordinamento al messale Romano (art.118) e dalla istruzione [93] della Redemptionis Sacramentum?:
[93] È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia o qualche suo frammento cada.

Perché non vi preoccupate di evitare il calpestio del Corpo di Cristo Interamente e Realmente Presente nei frammenti che inevitabilmente fate cadere a terra con le vostre sante mani applicando ciò che è definito come “NECESSARIO” dalle più alte cariche della Chiesa di Cristo che dovreste invece fedelmente servire?

Tra le varie pratiche più “bizzarre” ho visto un sacerdote tornare all’altare per lo scambio dei vasi e prima di prendere il vaso con le Ostie a basso contenuto di glutine fare l’unico utilizzo (forse) sensato (almeno da un punto di vista psicologico) del sanificante per poi distribuire al fedele la Sacra Ostia con le sue mani. Io comunque la definisco “presa per i fondelli” nel caso il sacerdote sapesse che il glutine non è un virus, o ignoranza nell’altro caso ma, almeno è stato rispettoso verso il Corpo di Cristo.

Ma io dico, se proprio volete essere virtuosi verso il prossimo, perché non fate un piccolo avviso prima di distribuire, affinché tali fedeli vengano serviti per primi?

Avete fatto tanti avvisi intimandoci di non ricevere l’eucarestia in bocca come se fosse un precetto divino, poi ci avete “concesso” di riceverla in bocca ma per ultimi per non urtare la sensibilità dei timorosi del “virus” e adesso vi perdete in un bicchier d’acqua?

È molto triste dover notare che da parte di alcuni sacerdoti troppo spesso la premura fraterna sovrasta lo zelo verso la Presenza Reale di Cristo; del resto Giovanni Paolo II mise in risalto nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia alcune “ombre” circa questo Sacramento:
[10] Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno.

E voi fedeli, non siate timorosi, non è forse Gesù il nostro Medico?

Laudetur Jesus Christus


Mauro Bonaita

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